Prove di grido nero :: L’odio della poesia

Per chi ancora crede nella possibilità di una vita poetica, anche (e soprattutto) contro la “poesia” storicamente determinata e asservita alla logica delle conventicole e del sistema culturale; per chi privilegia l’ironia come grimaldello sovrano per scardinare la bruttezza del quotidiano; per chi sopporta il freddo agli occhi e l’amarezza inventandosi piccole comunità ingovernabili ogni giorno; per tutte le forme-di-vita perdutamente umane che si ostinano a gridare, a ridere e a gioire nel deserto emozionale delle metropoli…

Una manciata di parole, una serie di immagini per lanciare l’ennesimo ponte, l’ennesima ciambella verso chi affronta il mare aperto senza sentirsi ancora un naufrago irreparabilmente perduto.

LOREDANA DI BIASE, Prove di grido nero

Maldoror Press, giugno 2010, ebook gratuito in formato pdf, 22 illustraz., 36 pagg.

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Qui di seguito un frammento da L’odio della poesia, la breve appendice antinichilista di Carmine Mangone:

(…) Mostrare il movimento della poesia – all’opera nello sviluppo storico dell’umanità – ci porta dunque ad evidenziarne la progressiva fuga da questo mondo e, allo stesso tempo, ad escogitare nuove situazioni per restituirlo concretamente alla bellezza ancora possibile dei rapporti.

Qui non si nega certo che la poesia – in quanto pratica separata o mero genere letterario – possa ancora scatenare un brivido, una sensazione di apertura sovrana sull’esistente, ma questo avviene solo in ciò che la nostra vita e il mondo hanno di manchevole, di perduto, di non ancora vissuto.

La poesia è una forma del mistero – e si rivela parte integrante di un sistema che alimenta o ridefinisce il mistero mantenendolo al di sopra degli uomini.

Il mistero è una lacuna, un deficit nella nostra capacità di vivere e pensare il mondo – genera l’impotenza, la paura, il sacro, la fede, la progressiva inabilità a riconoscere le manifestazioni autentiche del vivente.

Il mistero è la merce, è il denaro – è l’ombra di un Dio licenziato da tempo e che ormai lavora in nero per potersi permettere almeno un finto paradiso a prezzi da discount.

La poesia è e rimane insufficiente finché si limita a imbellettare – e a tollerare – le sufficienze di coloro che la relegano in un mero genere letterario per paura che tutto il mondo possa diventare improvvisamente poetico e rivoltarsi contro di loro. (…)


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